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Imam, Hussein e gli altri predicatori erranti: la via dei Balcani per colpire l’Italia
Tre anni dopo, all’inizio del 2015, si parla di una lista con 12 nomi di predicatori erranti. Quello più conosciuto in Lombardia è sicuramente quello dell’imam Hussein Bilal Bosnic, all’epoca poco più che quarantenne, conosciuto come Cheb Bilal nella comunità wahabita slava di cui è capo. Un imam itinerante attivo in tour di preghiera che lo vedono a Bergamo, alla moschea di Cremona, al centro islamico di Motta Baluffi, nel Cremonese, a Pordenone. Viene arrestato nell’agosto del 2014, in Bosnia, con altri 15 islamisti radicali, tutti accusati di finanziamento di attività terroristiche, pubblica istigazione, reclutamento e organizzazione di gruppi terroristici. Silvia Leo, autrice con Vincenzo Mastronardi del volume “Terroristi”, è docente al Master di criminologia all’Università Internazionale di Roma e “senior expert” in un progetto europeo sulla radicalizzazione dei giovani. «Quando fu individuato dai carabinieri del Ros, Bilal Bosnic venne indicato, tra l’altro, come il responsabile della radicalizzazione di Ismar Mesinovic, l’imbianchino di Belluno partito con il suo bambino di 3 anni e andato a morire in Siria. Bilal è sospettato anche di avere fatto scuola a Maria Giulia Sergio, di Inzago, nel Milanese, ‘Fatima’, l’unica donna nell’elenco dei 53 foreign fighters italiani stilato dal Viminale».
Chi sono i successori di Bilal?
“Nusret Imamovic è considerato il successore. Muhamed Fadil Porca è il capo della moschea di Vienna ed è stato il finanziatore di un veterano della guerra in Bosnia che faceva il passatore di terroristi da inviare in Siria. Altri due soggetti interessanti sono Safet Kuduzovic, imam molto seguito in Bosnia, e Bekir Halimi, imam macedone particolarmente attivo sui network”.
Cosa è arrivato in Lombardia di questo focolaio balcanico?
“Nel novembre di un anno fa il Dap, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ha inviato una segnalazione al ministero dell’Interno e ai servizi di intelligence. Nel carcere di Rossano Calabro, che con Macomer ospita la maggior parte dei detenuti per terrorismo, erano state raccolte informazioni che consigliavano di alzare il livello di guardia per tre centri islamici: Lecco, Motta Baluffi, Montironi d’Arbia, in provincia di Siena. I tre centri venivano segnalati perché attorno a loro ci sono delle comunità balcaniche, come quella kosovara di Motta Baluffi. A Motta Baluffi è vissuto a lungo Bilal Bosnic. Nella nota del Dap si dice anche che il mandato ai mujaiddin kosovari è quello di colpire l’Italia, che raggiungeranno dal Kosovo passando per la Bosnia e via Trieste, oppure passando per la Svizzera”.
Fonte: Il Giorno
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