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Reclutamento jihad: l’amo del web
Da qualche tempo, i gruppi qaedisti sono stati incorporati, per joint-venture, assorbimento o confluenza di comodo, nell’ISIS che, mettendo in atto strategie militari espansionistiche per realizzare il grande progetto del Califfato, sta dimostrando una maggior capacità di reclutamento, specialmente attraverso il suo apparato mass-mediatico.
Il web, in particolare, si è rivelato uno strumento potente, sapientemente utilizzato non più solo per diffondere i messaggi/ordini del “capo”, ma anche per creare modelli socioculturali, veicolati attraverso immagini seducenti, a volte hollywoodiane, e sostenuti da un budget degno di uno stato. Il denaro, infatti, ha aggiunto un valore importante al semplice “uncinamento” operato attraverso la Rete, sebbene da solo non sarebbe sufficiente a motivare così tante adesioni.
In effetti, il web permette ai reclutatori di corteggiare in modo immediato, senza intermediari e senza filtri, chi sta dall’altra parte dello schermo. La recluta in ascolto desidera sentirsi parte di qualcosa, avere un significato, preferibilmente unico e non massificante; desidera sentirsi accettata, cercata e voluta, come invece spesso non è nell’ambito sociale in cui vive. In questo, forse, sta una delle chiavi per provare a capire l’adesione dei foreign fighters-immigrati di seconda generazione.